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Simon Sinek, in uno dei suoi libri più famosi, racconta questo aneddoto: quando negli 70/80 l’industria automobilistica giapponese inizia a impensierire quella americana, un gruppo di dirigenti americani si reca in Giappone per visitare una linea di produzione giapponese.

Simon Sinek

Durante la visita, i membri della delegazione osservano che, così come in America, alla fine della catena di montaggio vengono montati gli sportelli. Ma con una differenza: nelle fabbriche americane c’è un operaio che picchietta gli sportelli con un martelletto di gomma per assicurarsi che combacino perfettamente con la carrozzeria. In Giappone, invece, questo operaio non c’è. Allora, un dirigente americano, sorpreso e forse anche un po’ confuso, chiede in quale punto della linea si assicurano che le porte chiudessero perfettamente. L’accompagnatore giapponese sorride e risponde: ci assicuriamo che le porte chiudano perfettamente quando le progettiamo.

L’attenzione dei corsisti è un po’ come la chiusura perfetta degli sportelli di un’automobile.

Puoi preparare un corso perfetto, ma se poi l’attenzione fugge fuori dall’aula, tutto quello che dirai sarà inutile.

E, allo stesso modo, il momento migliore in cui assicurarsi che i corsisti stiano attenti è quello della progettazione.

A volte però non importa quanto siamo stati attenti in fase di progettazione: qualche corsista prende lo smartphone per una sbirciatina su Instagram, qualcun altro, magari dopo un pranzo troppo ricco di carboidrati, inizia a lottare con una certa pesantezza delle palpebre.

In questi casi, il formatore deve tirare fuori dal cappello qualche trucco per richiamare l’attenzione. Eccone alcuni:

  1. Chiamare le persone per nome.
  2. Sentire il proprio nome fa destare l’attenzione e questo è uno dei motivi per cui il bravo formatore sa sempre come memorizzare velocemente i nomi dei suoi corsisti.

  3. Usare lo sguardo.
  4. Non ho mai capito bene perché, ma se guardi intensamente una persona, quella se ne accorge.

  5. Avvicinarsi.
  6. Se l’aula lo permette, possiamo usare lo spazio non per gironzolare senza motivo, ma anche per avvicinarsi a chi si sta distraendo. Se l’aula non lo permette, meglio cambiare aula.

  7. Fare domande:
  8. sia quelle retoriche a cui rispondiamo subito dopo, sia quelle vere che rivolgiamo all’aula, sia - ancor di più - quelle che rivolgiamo ad un corsista specifico, non necessariamente quello distratto, che potrebbe essere troppo distratto e non è carino metterlo in difficoltà, ma magari il malcapitato seduto accanto, così, giusto per lanciare un sinistro avvertimento…

  9. Fare riferimento alle esperienze personali dei corsisti:
  10. il bravo formatore sa sempre come raccogliere informazioni preziose sui corsisti e come usarle per rendere più efficace l’apprendimento. Un altro modo di usarle è quello di farvi riferimento per destare il corsista appisolato e riportarlo in aula.

  11. Usare le storie.
  12. Ok, di storytelling ne avete sentito parlare almeno 10 volte nelle ultime 6 ore, non mi dilungo, però davvero le storie ben raccontate consentono di mantenere più alta l’attenzione dei corsisti. Alcuni corsi li progetto basandomi esclusivamente sullo storytelling di casi aziendali e spesso sono quelli che funzionano meglio. Ma può anche capitare di dover improvvisare il racconto di un caso o un aneddoto per mantenere alta l’attenzione

  13. Usare storie o argomenti divisivi.
  14. Come sopra, ma - se l’aula lo consente - raccontando una storia che dividerà l’opinione dell’aula: dal rigore non assegnato, al fatto di cronaca controverso. Attenti però, rischiate di alimentare conflitti o di perdere il controllo dell’aula.

  15. Scherzare e fare battute.
  16. Con moderazione e se ne siete capaci, far ridere l’aula fa scaricare la tensione e serve anche a tenere alta l’attenzione.

  17. Le parolacce.
  18. Ormai molte parolacce sono di uso comune, ma in un corso di formazione non ce le si aspetta. Anche qui bisogna avere tatto e capire se, quando e quanto si può osare. Io a volte negozio l’uso delle parolacce a inizio corso, ma più spesso chiedo il permesso di usarle quando mi rendo conto di poterlo fare e so che mi daranno il permesso di farlo.

  19. Movimento e pause.
  20. Chiamare una pausa, magari di pochi minuti, consente di alzarsi, per prendere una boccata d’aria o magari un caffè. Oppure si possono utilizzare giochi che implicano il movimento: scambiarsi di posto, fare un giro attorno all’aula. Piccoli giochi energizer da utilizzare quando è proprio necessario.

Se qualcuno mi chiedesse qual è stato il mio peggior corso di formazione, non avrei alcun dubbio: il terzo che ho tenuto nel corso della mia carriera. A differenza dei primi due, non l’avevo progettato abbastanza bene: ad un certo punto mi sono accorto che avevo perso l’attenzione più di metà dell’aula. Purtroppo, non ho saputo reagire e sono andato avanti cercando di finire il più velocemente possibile. Per fortuna fu una lezione di solo due ore!

Oggi non capiterebbe più, non solo perché progetto con più attenzione, ma anche perché so quando usare questi piccoli trucchetti!

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