Da formatrice, le mie paure più grandi sono quelle di non riuscire a tenere viva l’attenzione, di risultare poco chiara e comprensibile, mandando tutto in fumo!
Da allieva o corsista, più o meno partecipe, di eventi e convegni, ho sempre la preoccupazione di annoiarmi e il preconcetto che la lezione, sicuramente troppo teorica, difficilmente mi tornerà utile.
Queste mie paure e preoccupazioni molto spesso vengono smentite; altre volte, ahimè, confermate.
Quali sono gli errori più comuni che uccidono l’attenzione dei corsisti?
Vediamoli di seguito.
Complessità
Linguaggio poco comprensibile, tecnico, in una lingua sconosciuta ai più.
Disorganizzazione
Aprire parentesi senza chiuderle; fare discorsi poco logici.
Carenza di sintesi
Monologhi infiniti; essere logorroici.
Questi primi tre errori sono connessi ai principi della comunicazione efficace: chiarezza, organizzazione, sintesi. Anche in formazione, è auspicabile che il linguaggio sia comprensibile a tutti, articolato in modo logico, completo e conciso allo stesso tempo.
Voce soporifera
Parlare monotono o a basso volume, senza particolare enfasi.
Una voce neutra e a cantilena può risultare come una ninna nanna e uccidere l’attenzione.
Fermi immobili
Parlare dalla cattedra, senza mai muoversi.
Un formatore troppo statico, barricato dietro al pc e ancorato alla cattedra, può risultare distante e distaccato; ma anche chi si muove in aula come una trottola non aiuta di certo l’attenzione.
Rimanere sempre nella stessa posizione, aggrapparsi alle proprie zone di comfort, agire con fare frettoloso e nervoso, potrebbero essere interpretati anche come segnali di difesa, messi in atto per gestire l’ansia, la paura di esporsi, il timore del giudizio.
Anche dietro ai prossimi punti possono celarsi dei meccanismi di difesa, andiamoli a vedere.
Fare il compitino
Leggere le slide parola per parola con diligenza, fare ciò che è strettamente necessario, senza arte nè parte!
Serve passione! Non basta attenersi al programma e far valere la ragione. Occhio anche al cuore, alle emozioni e alle esigenze di chi ci sta ascoltando.
Ancorarsi
Irrigidirsi sulle proprie posizioni, concentrarsi sugli interessi di un singolo partecipante escludendo tutti gli altri.
Rimanere sulle nostre posizioni non ci aiuterà di certo a far valere il nostro potere o a dimostrare quanto valiamo. Utilizzare un linguaggio di nicchia, comprensibile a pochi, non ci farà apparire di certo più intelligenti, dimostrerà semmai la nostra incapacità di comunicare.
Lasciar correre
Non prendere posizioni, non intervenire, lasciar andare il flusso degli eventi.
A volte, per facilitare la partecipazione, occorre farsi da parte, altre volte, è più utile intervenire per indirizzare la discussione d’aula verso l’obiettivo.
Evitare
Evitare di esporsi , di mettersi in discussione, di confrontarsi con gli altri.
Per amor della pace, possiamo fuggire dal conflitto, dal confronto, dalle opinioni altrui, specie se diverse dalle nostre. Possiamo scappare dalla paura di sbagliare, evitando di metterci in gioco, negandoci anche la possibilità di provare e di crescere. Ma più di tutto, scappiamo dal timore di dover ammettere a noi stessi e agli altri di non sapere, di non valere.
Infine, concludiamo con 2 errori che possono essere facilmente evitati a monte, prevedendo una fase di progettazione:
Andare dritti come un treno
Non fare le giuste pause; correre!
Quando siamo in ritardo, tendiamo ad accelerare per paura di non finire in tempo il programma, a volte addirittura saltando gli intervalli, ignorando non solo i limiti dell’attenzione ma anche quelli fisiologici.
Andare a senso unico
Usare solo una metodologia, non considerare le differenze individuali.
Per rendere memorabile l’esperienza di apprendimento è importante stimolare più sensi, tener conto degli stili, dei diversi approcci, dei molteplici punti di vista.
Quali sono i possibili rimedi?
Oltre a prevedere una fase di progettazione, può essere utile conoscere le basi della comunicazione efficace e le principali strategie per superare eventuali ansie connesse alla paura del giudizio, soprattutto quando si tratta di parlare in pubblico.
Possiamo esercitarci sul campo, sul lavoro e nella vita di tutti i giorni, frequentare corsi e fare esperienze.
Può essere un’idea apprendere come gestire un conflitto o un disappunto in aula o come interagire meglio con il nostro pubblico; possiamo prepararci all’assalto delle domande o imparare a rispondere ad esse con il giusto approccio.
In primo luogo, è necessario lanciarsi e commettere mille errori come questi. Occorre inoltre
tanta umiltà e parecchia tenacia, per mettersi in discussione ma soprattutto per avere ogni volta il coraggio di rialzarsi e la voglia di ripartire.
Gli errori sono vere e proprie batoste ma anche gemme molto preziose, perché mettendo a nudo i nostri limiti, ci regalano la possibilità di scoprire ogni volta qualcosa di più.